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Adriano

L’attività interna

Poiché non si conosce con precisione il bilancio di Adriano, per quanto riguarda l'entità e la provenienza delle risorse, non è banale intendere a fondo la sua opera politica e amministrativa, soprattutto per quanto riguarda la sua intensa attività al di fuori dell'Urbe, con riferimento ai forti investimenti in fondazioni di città nelle province e alla relativa costruzione di opere pubbliche, così come notevoli furono quelle cui provvide nella stessa Roma (costruzione del Tempio di Traiano, di Venere e Roma, del suo grande mausoleo, restauro del Pantheon, ippodromo sul Palatino) o nella penisola, dove non esitò a intraprendere lavori stradali, come il rifacimento della Via Appia, esigendo, per altro, contributi di miglioria dai proprietari delle terre vicino alle strade, restauri di edifici sacri e profani, quali l'anfiteatro di Capua, di strutture importanti come gli acquedotti (a Gabi e Cingoli), nonché opere di ricostruzione post-terremoto a Fabrateria. Al miglioramento delle condizioni nella penisola, che tanto aveva avuto a lamentarsi per i privilegi concessi alla plebe nell'Urbe, con le esazioni eseguite a danno delle popolazioni italiche (la storia si ripete), provvide in vario modo e misura: dalla concessione di mutui per la bonifica e coltivazione di fondi agricoli, alla soppressione degli appaltatori privati per la riscossione di imposte e tasse e nella loro sostituzione con "conduttori tributari" governativi, all'annullamento dei debiti tributari a tutti gli italici, alla rinuncia al tributo in oro per il suo avvento al potere, così come era uso ad ogni nuovo principe. Con i suoi fondi personali provvide, poi, alle spese per l'istruzione dei giovani di famiglie bisognose, perpetuando l'uso dei suoi predecessori. Nello stesso tempo, favorendo la costituzione di collegia anche a carattere corporativo, e consentendo alle personalità di rango che ne assumevano il patronato di destinare a questi le somme che in precedenza avrebbero destinato alle loro città, favoriva un innalzamento delle condizioni di vita. Tutto ciò, ma in particolare la cura per l'istruzione, avrebbe condotto a notevoli cambiamenti di carattere sociale con il "cambio di destinazione" delle più giovani leve verso la partecipazione alla vita pubblica nell'ambito della struttura statale governativa, piuttosto che militare.

Le emissioni monetali

Il ricco repertorio figurativo delle emissioni, spesso non databili con estrema precisione, costituisce un commento illustrato della vita politica di Adriano, facendo per così dire da portavoce dei suoi orientamenti. Che si concordi o meno sull'intento propagandistico delle emissioni imperiali, non si può negare che le scelte tipologiche (determinate dal principe stesso o da qualcuno del suo entourage), siano registrazioni puntuali di eventi ed espressione di volontà che tornano certo a favore e non a detrimento del princeps. Seguendo allora il succedersi e il ripetersi del repertorio, avremo uno specchio abbastanza fededegno tanto degli avvenimenti, quanto degli orientamenti di questo. Inoltre, poiché al D/ compare sempre il ritratto del sovrano (più raramente di altri personaggi della famiglia), possiamo seguirne anche i mutamenti fisionomici, in rapporto all'età, come i mutamenti psicologici, in rapporto ai suoi mutati atteggiamenti di pensiero. Adriano fu ritenuto, infatti, il primo imperatore filosofo, capace di portare nella sua politica non solo il necessario pragmatismo, ma anche la forza del suo pensiero, formato alla speculazione filosofica, che avrà, poi, la sua massima espressione con Marco Aurelio. Tale caratteristica si esprime nei ritratti monetali, nei quali si individuano particolarità fisionomiche, che prescindono dalla mano dei diversi incisori. Dal primo tipo, del 117, anno in cui fu proclamato imperatore e, presumibilmente, il ritratto fu ripreso da modelli, caratterizzato da testa piccola e lunghi baffi, si passa a tipi con testa più grande, fisionomia più serena e caratterizzata, che acquista spessore con un atteggiamento più deciso ed agguerrito, accompagnato da un busto di tre quarti corazzato, che, poi, secondo la tradizione ellenistica si espande ulteriormente nel campo tondo, che domina con aspetto grave. Nell'ultimo decennio, poi, i ritratti diventano idealizzati, il collo si allunga e la testa si rimpicciolisce; ne sono stati individuati sette tipi, distinti cronologicamente.

Le scelte tipologiche:

a) l'adozione e le provvidenze

Medaglione, bronzo, Museo Nazionale RomanoNei primi tempi Adriano, ancora lontano da Roma, adottato in punto di morte da Traiano, in modo, a quanto pare, del tutto informale e quindi da alcuni ritenuto piuttosto dubbio, fa precedere il suo ritorno nell'Urbe da emissioni che recano un messaggio di legittimità dinastica: la scena di adozione in cui Traiano è in atto di consegnargli il globo, simbolo di trasmissione del potere, o in cui il vecchio ed il nuovo imperatore si danno la mano e nella legenda, oltre alla titolatura di Traiano, in esergo, compare significativamente anche la parola adoptio; in altre emissioni, Adriano riceve il globo direttamente da Giove.

 

Di seguito l'immagine della Concordia che si appoggia alla Spes dovrebbe rafforzare l'idea di pieno accordo fra i due e l'aspettativa di migliori tempi futuri, con la promessa di lustitia e Pax, naturalmente senza dimenticare il sentimento di Pietas verso l'imperatore defunto, che viene anche ritratto corazzato. Con l'aiuto della Fortuna Adriano rientra nella capitale, dove il suo arrivo, come in seguito tutti gli altri arrivi (Adventus ltaliae) è salutato da una figura femminile con scettro o in armi (la stessa Roma). Egli celebra la morte di Traiano con il trionfo e la consacrazione su aurei, in cui è effigiata la fenice, simbolo di rinnovamento e immortalità. Naturalmente, sono esplicitati tutti i concetti precedentemente espressi, cui si aggiungono nuovi auspici che si ripeteranno per tutto il regno, quali riferimenti alla Salus, alla Felicitas, ricordate anche in medaglioni, e alla Aequitas dell'imperatore, che ha concesso elargizioni al popolo romano: è ricordata, infatti, l'Annona come personificazione femminile o con un modio e la Liberalitas, provvidenze che Adriano ha concesso più volte ai suoi sudditi, con vera larghezza, aumentando anche l'ammontare concesso dal suo predecessore, con un onere non poco gravoso per le finanze statali; ma provvide con i propri fondi, come si è detto sopra, all'istruzione dei giovani di famiglie bisognose, provvidenza che interessava tutti gli italici, beneficiati, pure, dall'annullamento dei debiti tributari, deciso da Adriano nel 118 e celebrato nel noto rilievo del Foro. La rappresentazione che si ritrova sui sesterzi è ridotta rispetto alla complessa scena del rilievo, in cui compare tutta la teoria di portatori, essendo simbolizzata dalla sola presenza di un littore che brucia le tavolette con l'annotazione dei debiti, solo in qualche conio si arricchisce della presenza di due persone. Stranamente, rispetto alla vasta eco che tale provvedimento dové avere, l'ammontare delle emissioni con questo tipo non sembra essere stata particolarmente cospicua; si tratta, comunque, di sesterzi, destinati a circolare prevalentemente tra il ceto mediobasso e, tuttavia, una moneta non così piccola da rimanere entro gli stessi confini locali, ma destinata anche a pagamenti nelle province, forse per le truppe, a giudicare dal cospicuo ritrovamento proveniente dalla stiva di una nave naufragata nel fiume Garonne, composto interamente da sesterzi, fra cui numerosi in percentuale quelli del nostro tipo (reliqua vetera hs novies mill abolita). Sono dello stesso ambito gli esemplari con la legenda Locupletatori orbis terrarum in cui l'imperatore presiede ad una distribuzione: Adriano, in abiti civili, tende la mano verso una figura femminile che impersona la liberalitas per autorizzarla ad offrire ai cittadini in piedi sotto il podio il contenuto di un grosso corno di abbondanza.

b) le province e i viaggi

Medaglione, bronzo, Museo Nazionale Romano

La tipologia delle emissioni adrianee manifesta molto chiaramente la cura che l'imperatore ebbe per le province, la particolare attenzione per quelle greche (oriente), ma anche il desiderio di rimanere saldamente ancorato ai valori della romanità, rifacendosi direttamente alle origini, al fondatore dell'Impero, di cui riprende tipi e titolatura; dal 124 manterrà solo il titolo di Augustus sulle monete, abbandonando ogni formalità di sapore repubblicano.

 

Era legato di Traiano, già designato console dell'anno successivo per il governo della Siria (da cui doveva coordinare le operazioni per la guerra contro i Parti), quando Traiano morì. Invece di un immediato ritorno a Roma, la sua prima cura fu la difesa dei confini orientali con l'abbandono di province di recente acquisizione (attestandosi sull'Eufrate) e la divisione amministrativa della Dacia. La sua opera fu, quindi, parallela a quella di Augusto nel coordinare e riorganizzare i territori imperiali, abbandonando le situazioni più precarie o difficili da mantenere, ma mostrando attenzione e clemenza verso le province soggette. In tutta la serie del Restitutor possiamo cogliere l'atteggiamento non del fiero vincitore (che ci mostrava, ad esempio, un Traiano con la Dacia in ceppi ai suoi piedi), ma quello del buon capo che aiuta ed accoglie presso di sé il suddito caduto. Altrimenti, ogni provincia è raffigurata in tutta la sua dignità, stante, o seduta con i suoi attributi specifici.

Così ai numerosi viaggi di Adriano alludono sia i tipi con l'imperatore a cavallo e la legenda expeditio Augusti, sia, come vogliono alcuni, le varie rappresentazioni delle navi, dal momento che non sono attestate imprese marinare di rilievo. Quest'ultimo tipo, a mio parere, potrebbe essere inteso anche in senso più profondo, tenendo conto della variegata personalità dell'uomo, che seppe unire alla forza dell'azione una incisiva forza di pensiero, che conobbe, anche alla lontana, la predicazione cristiana ormai diffusa in Roma: la barca potrebbe testimoniare, sì, il viaggio, ma anche alludere al transito verso una vita ultraterrena; numerose emissioni di questo tipo recano la legenda
felicitati aug. Si fa anche l'ipotesi che possano alludere ad una nave con un carico di grano, proveniente dall'Egitto, per soddisfare una delle tante distribuzioni alla plebe urbana; tra le possibili, mi sembra l'ipotesi più debole.
Certo, i viaggi furono una caratteristica specifica del regno di Adriano, il quale dové assoggettarsi a lunghe trasferte, per mare e per terra. Tutto l'apparato prevedeva che tali spostamenti fossero ricordati e celebrati con ampia risonanza: v'erano pochi altri mezzi che, nella vita di allora, potessero essere diffusi con tanta celerità e capillarità come la moneta. Per questo ci pervengono numerosissime emissioni che testimoniano l'adventus Augusti nelle varie province, secondo uno schema comune: l'imperatore con il braccio alzato in segno di saluto, accolto da una personificazione femminile con gli attributi specifici della provincia stessa, che compie sacrifici, su un'ara accesa. Per auspicare un felice esito del viaggio e un buon ritorno, Adriano stringe la mano alla Fortuna.
Forse per il suo ritorno dalla provincia orientale nel momento dell'assunzione al soglio imperiale, forse per la sua alta considerazione di quel tipo di cultura ellenistica con cui era entrato così profondamente in contatto, forse, ancora, per una sorta di consacrazione della sua carica, Adriano celebra il luogo di origine del Sole con la tipica corona radiata e la legenda oriens. Ci sono tramandati vari episodi della sua vita che evidenziano l'attenzione dell'imperatore per il culto del Sole, oltre alla testimonianza di un papiro egiziano che saluta il nuovo imperatore come scelto e guidato dal Sole: la sua salita sull'Etna per vedere il sorgere del Sole e lo spostamento della statua colossale di Nerone dal vestibolo della Domus aurea alla collina presso l'Anfiteatro Flavio (e per questo, poi, detto Colosseo) riadattandola come Sole.

c) Roma

Nel contempo, tuttavia, non dimentica le antiche tradizioni della città di Roma, rappresentata come personificazione femminile, vincitrice con palma o vittoria e cornucopia, oppure rifacendosi al mito di fondazione con il gruppo lupa e gemelli, che si ripete sin dalle primissime emissioni repubblicane e si perpetua, fino a divenire simbolo, a tutt'oggi, di Roma stessa. Nella medesima direzione di richiamo alle tradizioni è la rappresentazione di Adriano pronto a sacrificare un toro o anche in procinto di fare sacrifici assieme al Genio del popolo romano al momento della partenza per uno dei suoi tanti viaggi, per impetrare un buon ritorno o, anche con maggior adesione per l'assimilazione con la sua persona, è lo spirito che detta l'interesse per Romolo conditor, testimoniato da emissioni nei tre metalli e da medaglioni. Queste emissioni sono nella stessa ottica della erezione del Tempio di Venere e Roma.
Il progetto di questo, predisposto da Adriano stesso, fu criticato dal celebre architetto in auge al tempo di Traiano, Apollodoro di Damasco, che fu espulso e poi ucciso. La costruzione fu avviata nel 121; fra 135 e 137 fu dedicato non ancora finito: i sesterzi, forse del 138, mostrano il tempio in varie fasi costruttive, con e senza statue. Poggia su un alto basamento, è decastilo e periptero, di ordine corinzio. Evidentemente, Venere e Roma non sono sentite come semplici personificazioni, ma come vere e proprie divinità che operano assieme per la grandezza di Roma, l'una per le opere di pace, l'altra per quelle di guerra, o meglio, di tutela: Roma, infatti, non è armata, ma siede sulle armi, forse ulteriore testimonianza della volontà di Adriano di mantenere un atteggiamento non aggressivo, ma, pur tuttavia, vigile.
Questo tempio è funzionale per il proposito di Adriano di ricollegarsi ai giulioclaudi anche attraverso la divinità progenitrice, assimilata nel Pantheon romano proprio come capostipite della gens Iulia e, come tale, ora recepita Genetrix. Ma vi sono anche altre caratterizzazioni di Venere, sempre fortemente celebrative, come Victrix e Felix, databili agli ultimi anni del regno, nel ciclo cui fanno riferimento anche i medaglioni con soggetti più propriamente romani, Romolo, lupa, Enea, Silvano e Bacco. Tutto ciò rafforza la realizzazione del programma adrianeo di porsi, nel contempo nuovo Romolo, rifondatore della città e nuovo Augusto, rifondatore dell'Impero, ormai consolidato dalla tradizione e dall'adesione agli stessi culti e dalla medesima discendenza da Venere.

Medaglione, bronzo, Museo Nazionale Romano


Ed è certamente del 121 l'emissione che ricorda i giochi celebrati nel circo rappresentato dalla meta a cui si appoggia il genio per l'ottocentrosettantaquattresimo anno di Roma (ann dccclxxiii nat urb p cir con), quella Roma elmata o recante i simboli della vittoria, che viene celebrata come aeterna...
Ancora nella tradizione religiosa romana è la devozione manifestata a Giano ed Ercole. Compare anche un Ercole gaditano, con riferimento, forse, alla regione di nascita di Adriano.
Le elargizioni (liberalitates) al tempo di Adriano sono divenute una consuetudine degli imperatori per guadagnare il favore della plebe.

 

Talvolta è l'imperatore da solo, seduto sul palco, che provvede alla distribuzione ad un cittadino, che riassume la presumibile folla presente; altre volte vicino all'imperatore compare la personificazione della Liberalitas, significativamente con il corno dell'abbondanza tra le mani. Le sette elargizioni di Adriano si collocano durante tutto il suo periodo di regno, talvolta con intervalli di 4 o 5 anni.

 

d) Sabina e Antinoo

Menzione a parte meritano le emissioni a nome di Sabina e di Antinoo.
L' imperatrice vi compare diademata, ma con i capelli acconciati in varie fogge diverse: lunghi, raccolti in una sorta di morbida treccia a scendere sul collo, con piccola crocchia dietro la nuca, oppure raccolti sulla sommità della nuca . Compare con il capo velato solo sulle emissioni di consacrazione. Nei R/ sono divinità tipicamente femminili: Venus genetrix, Ceres, Concordia, Pietas , Iuno regina, Vesta.

Antinoo, bustoAlcune emissioni furono determinate dalla volontà di ricordare ed onorare la memoria del giovane Antinoo, il bellissimo giovane, favorito dell'imperatore, divorato da un coccodrillo dopo essere caduto nel Nilo in circostanze quanto meno ambigue. Adriano è effigiato (su sesterzi ed aurei) armato, in lotta con un coccodrillo, probabilmente con allusione alla volontà di vendicare la morte del giovane e di sconfiggere il male o come vincitore di animali nocivi all'uomo; non si può escludere, però, che l'emissione faccia riferimento al provvedimento di Adriano, con il quale fu dilazionato il pagamento dei tributi dovuti dagli egiziani, i cui raccolti erano stati danneggiati dalla insufficiente inondazione del Nilo, nel 135: l'imperatore sarebbe effigiato come colui che sconfigge il Nilo, rappresentato dal coccodrillo. Ma il ricordo certamente più diretto è su un cistoforo della zecca del koivov di Bitinia, che reca il ritratto di Adriano al D/ e un tempio nel R/, tipo caratteristico della zecca a partire da questo momento.

È un'emissione che degnamente celebra la memoria di Antinoo, raffigurando il tempio che gli fu dedicato nella sua città natale di Bithynion, verisimilmente in occasione del viaggio dell'imperatore in Asia Minore, nel 131. In numerose zecche greche ed orientali, Antinoo è ricordato in vario modo (ad Ancyra è raffigurato come Attis) e il suo culto sopravviverà ben oltre il regno di Adriano; non compare mai, invece, in emissioni di zecca urbana.

e) la Mole adrianea e il Ponte Elio

Fra le ultime iniziative di Adriano fu la costruzione del suo monumento funebre, che volle, in analogia con quello di Augusto, di pianta circolare ed imponente, sull'opposta riva del Tevere e collegato al centro urbano da un ponte, di cui ci resta come unica testimonianza un medaglione bronzeo, che ne chiarisce l'architettura: è decorato da quattro statue per lato; esse poggiano su pilastri che scandiscono la lunghezza del ponte. Il ponte, che si vede ancora oggi e che parte dall'ingresso del monumento, andando verso il cuore della città, è raffigurato nella Loggia di Paolo III in Vaticano, unitamente ad una raffigurazione ideale del mausoleo.
L'edificio funebre fu completato da Antonino Pio, dopo la morte di Adriano: l'immagine che compare sui rovesci di alcuni sesterzi coniati da Antonino Pio per la diva Faustina costituisce un punto di partenza per ogni studio ricostruttivo del monumento, pur rimanendo a tutt'oggi dubbia la sua identificazione come rappresentazione della "pira" o come vero e proprio monumento funebre.

Aureo, Medagliere Vaticano