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Sei in > Storia della moneta > La moneta romana imperiale > La fine del III secolo - Diocleziano - CostantinoLa moneta al tempo di Costantino
Ben presto anche Massenzio e Costantino assunsero il titolo di Augusti, ma Massimiano, temendo che il suo potere potesse vacillare, cospirò contro Costantino, cui aveva dato in moglie sua figlia Fausta; ma, fu scoperto ed ucciso nel 311. Ciò non impedì che Massenzio ne celebrasse la divinizzazione, emettendo folles. In Oriente, intanto, era rimasto imperatore Galerio, che decise di nominare Licinio Augusto per una parte dell’Occidente, provocando il risentimento di Massimino Daia, Cesare di Oriente dal 305, che ritenne un affronto la creazione di ben tre più giovani regnanti.
Galerio, allora, tentò di risolvere la situazione istituzionale nominando lui e Costantino filii augustorum, con dignità consolare e proconsolare, titolo che ben presto si dové trasformare nella più piena formulazione di Augusto, come dichiara il tipo del genius al R/ in una interessante variante con la testa di Serapis in mano al posto del Sole, forse in omaggio alla zecca alessandrina.
Un aureo della zecca di Ostia si riferisce specificamente alla felicitas temporum, mentre la siliqua che rievoca il mito di Marte e Rea Silvia celebra le antiche e divine origini della città di Roma.
Massenzio ricorda suo figlio Romolo, prematuramente scomparso, proclamandone la divinizzazione in una ricca emissione, con la raffigurazione di un sacello, forse il tempio del divo Romolo, poi costruito o solo completato da Costantino. L’emissione è analoga a quelle in onore del padre Massimiano o di Costanzo e Galerio, anche se diverso è, ovviamente, l’edificio rappresentato. Pur essendo riuscito a reprimere una rivolta in Africa, Massenzio non
poté nulla contro Costantino, dal quale fu sconfitto nella celebre
battaglia di Ponte Milvio. Dalla fine del 306, il cosiddetto nummus cominciò a
ridursi di peso , poi nel 307 si ridusse a gr. 8 e, infine a gr. 6,5027.
A partire dal 313, il suo peso medio superò raramente i gr. 4.
Il tipo victoriae laetae princ perp fu ripreso in metallo vile più tardi, nel 318. Non è chiaro se le emissioni di Licinio in questo periodo abbiano seguito lo stesso sviluppo. Intorno al 310 anche l’oro subì una riduzione e il suo peso venne ridotto ad 1/72 di libbra (da 1/60 precedente), quindi a gr 4,45; tale riduzione non fu applicata da Licinio; del resto fino al 324 il solido non costituì l’unica moneta dell’impero, come indicano le poche emissioni di aurei del vecchio standard, destinate forse a soli usi cerimoniali. Dal punto di vista artistico, le emissioni di Licinio mantennero le caratteristiche degli ultimi anni della tetrarchia con immagini grandi, di basso rilievo e rozze. I tipi di R/ non sono originali; i primi tipi in billone riprendono quelli della tetrarchia, con una quasi totale concentrazione sul tipo di Giove, dopo la caduta di Massimino. Un bell’esempio di questo tema è l’insolito aureo con ritratto frontale di Licinio, battuto a Nicomedia, per celebrare il quinto anniversario dall’assunzione della carica di Cesare da parte di suo figlio, titolo assunto, con i due figli maggiori di Costantino, il 1 marzo del 317. Altro esempio è l’aureo di Antiochia con il ritratto dello stesso Licinio II che ripete sul R/ il tipo di Iuppiter conservator del padre. Anche il bel multiplo da 4 ½ solidi della zecca di Aquileia fu battuto per lui da Costantino. Ma l’accordo stabilito nel 313 tra Costantino e Licinio fu di breve
durata. La guerra del 314 privò Licinio di tutti i suoi possedimenti
europei ad eccezione della Tracia e il conflitto finale del 324 gli costò
il trono e la vita. Nelle ultime settimane aveva proclamato co-reggente
Martiniano che batté moneta di tipo corrente esclusivamente a Nicomedia
e Cyzico. La monetazione di Costantino è ricca e mutevole. Deve adattarsi, infatti a numerose riduzioni metrologiche, a cambiamenti concettuali-ideologici ed artistici.
Il tema iniziale fu più popolare, rivolgendosi al padre Marte, forse evocato per mettere in risalto il suo legame (e legittimazione) con Massimiano, a Roma. Come si è detto, il 31 marzo del 307 questa unione fu consolidata dal matrimonio di Costantino con la di lui figlia Flavia Massima Fausta.
Le piccole mezze siliquae di argento emesse in questa occasione dalla zecca di Treviri in nome di Costantino e suo suocero furono accompagnate da rari pezzi a nome della nobilissima femina, Fausta, con il tipo di Venere al R/.
Le celebrazioni familiari si confermano con il ritratto di Costanzo velato con al R/ un altare per la memoria su solidi della zecca di Treviri e nummi, anche nelle zecche di Londra e Lione da gr. 6,50 a 4,50. La data di assunzione del rango di Augusto, pur non certa, è probabilmente il 25 dicembre del 307, il giorno della festa del Sole, che spiega la scelta del patrono cui Costantino deve le sue prime vittorie. Uno splendido medaglione aureo battuto a Ticinum subito dopo la conquista dell’Italia nel 312 reca, infatti, le teste accostate del Sole e dell’imperatore; la leggenda definisce Costantino invictus max aug il suo scudo è ornato dal carro del Sole. La vecchia titolatura imp caes era già stata sostituita dal termine victor e questa nuova forma fu largamente usata dall’imperatore e dalla sua famiglia; il termine invictus, comparso sporadicamente fin da Gallieno prima del nome dell’imperatore, diventa proprio della terminologia tardo imperiale. La corona radiata si mantiene fino alla definitiva sconfitta di Licinio, ma non se ne fa un uso comune, come in precedenza. Un aureo da 1 ½ solido battuto a Tessalonica nel 315 mostra Costantino sia al D/ e al R/.: al D/ egli è radiato, il R/ rientra nei canoni della consueta propaganda imperiale, volendo infondere sicurezza alla popolazione con l’atteggiamento dell’imperatore, che seduto riceve una vittoria sul globo, la leggenda sottolinea e conferma tale significato. Un doppio solido di Treviri con lo stesso tipo radiato sul D/ sembra costituire l’ultimo esemplare di tipo radiato per indicare il pezzo di valore doppio.
Dopo il 1 marzo del 317 i Cesari Crispo e Costantino II sono ben presenti nelle emissioni. Sulle prime, i ritratti sono attentamente caratterizzati; Crispo, figlio di Minervina, somiglia al padre.
mentre Costantino, figlio di Fausta, ha il viso piccolo della madre e il naso rincagnato . Entrambi erano capi di province e comandanti militari, schierati
l’uno contro Licinio, l’altro contro i barbari.
Tra la creazione dei Cesari nel 317 e la crisi del 326, ci furono, dunque,
significativi sviluppi:
Costantino nei suoi ultimi anni sembrò voler reinstaurare la tetrarchia e per questo il 25 dicembre del 333 nominò Cesare il suo quarto figlio Costante; con l’avvicinarsi della fine del vecchio imperatore la successione dei quattro imperatori fu assicurata dalla promozione di Dalmatio figlio di Costanzo, fratellastro di Costantino.
In un periodo di sempre maggiore concentrazione sul ruolo dell’imperatore piuttosto che sui suoi atti e la sua personalità, non sorprende che non siano ricordati sulle monete singoli eventi. Per questo sono interessanti le emissioni che ricordano l’istituzione della zecca di Arles (314-5), nelle quali Roma spinge via la zecca di Ostia, “per l’utilità di tutti”, come recita la leggenda.
Così il tipo victoriae laetae di Treviri , poi generalizzato con Costantino è in parallelo con un doppio solido recante il tipo della città fortificata 51., emblematico della gloria dell’imperatore, tipico della tipologia dei tetrarchi e generalizzato nei centenionales anche dopo il 324.
Le divinità pagane scompaiono nel corso del 317 (sulle monete, ma restano in alcuni medaglioni) e contemporaneamente compare il cristogramma.648 e un più tardo centenionalis della nuova zecca di Costantinopoli reca uno stendardo con i ritratti dei tre imperatori Costantino, Costantino II e Costanzo II, sormontato dal cristogramma, che trafigge un serpente, con un chiaro riferimento alla fiducia che l’esercito sotto la guida imperiale e con la protezione di Cristo possa sconfiggere il serpente nemico.
Lo splendore formale degli ultimi anni del regno è ben espresso dalle emissioni che si concentrano sugli aspetti cerimoniali della corte; gli abiti consolari e le insegne collegano l’imperatore con il senato, mentre la testa diademata ne enfatizza le aspirazioni teocratiche; questo triplo solido era destinato forse agli alti gradi dello Stato per la ricorrenza dei vicennalia.
L’occasione della dedica della città di Costantinopoli il 18 maggio del 330 fu il segnale per la celebrazione delle due grandi capitali: Roma fu rappresentata come divinità elmata e caratterizzata dal gruppo lupa gemelli nel R/, Costantinopoli elmata e con scettro. La città fu fondata a seguito della vittoria in una battaglia navale, quindi non manca mai il riferimento alla vittoria.
I centenionales della zecca di Roma furono battuti in gran numero dal
336 ad uno standard più basso del precedente, anche fino a gr.
1,70. Quando dopo trenta anni di regno, il 22 maggio del 337, Costantino morì presso Nicomedia, l’impero romano aveva già cominciato il suo declino.
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