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La rivolta dei Monetieri

Antoniniano di Claudio il Gotico con il tipo di Claudio che celebra la fedeltà dei soldati; S indica l'officina, zecca di Milano, 269 d.C.

La rivolta dei monetieri ebbe luogo all'inizio del 271 d.C. Numerose sono le fonti che ce ne parlano, anche se in modo contrastante e poco chiaro, perché posteriori di almeno un secolo. Un ruolo di primo piano ebbe il rationalis Felicissimus, uno dei più alti funzionari della zecca. Ma quale fu il motivo della rivolta? Secondo le fonti, i lavoratori della zecca avrebbero spesso contraffatto le monete, ma, giunto al potere Aureliano con i suoi propositi di riforma, questi, temendo di dover rinunciare a questo profitto e di subire una punizione, si sarebbero ribellati. In realtà sembra più probabile che essi si siano impossessati del metallo prezioso non ancora coniato, piuttosto che contraffare le monete già coniate. Questo spiegherebbe anche l'importanza avuta da un personaggio come Felicissimus. I monetieri si asseragliarono sul Celio, ove in età imperiale era situata la zecca. Qui si svolse un'aspra battaglia nella quale, sembra, morirono settemila persone.

A seguito di approfonditi e recenti studi, si ritiene, in realtà, che il reato di cui furono accusati i lavoratori della zecca fosse quello ben più grave di lesa maestà, e che in questa rivolta fosse implicato anche il Senato. Infatti, all'inizio del regno di Aureliano, si hanno massicce emissioni di monete del Divo Claudio il Gotico, il predecessore di Aureliano. Queste emissioni non sarebbero state ordinate dall'imperatore, bensì dal Senato, e siccome solo l'imperatore aveva lo Ius imaginis ( il diritto di essere raffigurato), ne conseguì l'accusa per il reato di lesa maestà. Del resto confermano questa versione, i provvedimenti presi anche contro alcuni senatori.