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Aureliano

La determinazione nel modo di agire di Aureliano è evidente anche nell’opera restauratrice dell’unità dell’impero: combattè risolutamente per interrompere il pagamento di stipendia ai barbari Alemanni, Goti e Vandali, affrontò le mire indipendentistiche dell’impero gallico che, con Tetrico aveva tentato di rendersi indipendente e riconquistò, dopo un periodo di più che buoni rapporti con Vaballato, figlio di Zenobia, che vediamo ritratto in una moneta assieme all'imperatore, il regno di Palmira, trascinando prigioniera a Roma la stessa Zenobia.

Tutta questa energia gli era certamente conferita dal Sole, padrone dell’impero romano, come recita un medaglione in bronzo, a cui Aureliano era particolarmente devoto, tanto da dedicargli una emissione di antoniniani, che ricorda i tipi adrianei per l’oriente, oltre che consacrargli un tempio a Roma. Nell’intenzione del sovrano si vuole sottolineare una funzione di mediatore dell’imperatore tra il dio e l’uomo. Neanche Aureliano si sottrae alla tradizione imperiale, ormai consolidata, di proiettare l’immagine della concordia e dell’armonia della famiglia imperiale nella compagine statale (riferimento alla Concordia e Severina come Venere). Non meno fondamentale in questo quadro è anche la propaganda dell’accordo con l’esercito.

Il completamento della riforma monetaria si data al 274, pur in assenza di notizie scritte, tanto che non è certo neppure l’esatto significato dei segni di valore.
In ogni caso, il merito di Aureliano è di aver preso provvedimenti seri per la riorganizzazione della compagine statale che, con provvedimenti di carattere fortemente accentratore, è riuscito a tenere ancora monolitica; ha riorganizzato il sistema produttivo delle zecche, responsabilizzando i tanti funzionari locali, anche con un sistema di controllo evidente, quale quello dell’indicazione della zecca e dell’officina sempre presenti nel R/.